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domenica 19 maggio 2019

SU LA TESTA !

di Roberto Rizzetto 



Nell’autunno del 1992 le serate domenicali degli italiani ( intesi come popolo televisivo ) furono allietate da un varietà satirico trasmesso da RaiTre ed intitolato “Su la testa!...”                                                                                
Il fiorentino Paolo Beldì ( che aveva firmato la regia di programmi cult quali “Lupo solitario” e “Matrjoska” ) confezionò dieci puntate di comicità innovativa ed “impegnata” che vennero registrate in un teatro tenda di Baggio, nell’hinterland milanese. La conduzione venne affidata a Paolo Rossi, qui al suo esordio televisivo. A coadiuvarlo Lucia Vasini, attrice teatrale e sua ex   moglie, Cochi Ponzoni, che tornava in tv dopo oltre dieci anni di oblio in seguito alla separazione artistica da Renato Pozzetto, ed infine Bebo Storti .   
 Il varietà, scritto dallo stesso Paolo Rossi insieme a Gino & Michele, Marco Posani e Riccardo Piferi, attinse a piene mani dagli spettacoli teatrali precedentemente portati in scena dal comico di Monfalcone ( ma milanese d’adozione ) quali “Reccital”, “Settespettacoli”, “Chiamatemi Kowalski”, “Le visioni di Mortimer”, “La commedia da due lire”, “C’è quel che c’è” e “Operaccia Romantica”. In ogni puntata ( che aveva un tema , ad esempio “i giovani”, “l’amore”, “i perdenti”, “Milano ai tempi di Tangentopoli”, “il futuro”, ecc. ) ai monologhi di Paolo Rossi si alternavano gli sketch di alcuni cabarettisti semisconosciuti che si affacciavano per la prima volta al pubblico televisivo dopo anni di gavetta in locali quali lo Zelig di Viale Monza a Milano. Ricordiamo così il debutto in tv di Aldo, Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese ( nella duplice veste “Epifanio” ed “Alex Drastico” ), Antonio Cornacchione, il teppista Maurizio Milani ed il compianto Gianni Palladino. La musica dal vivo era garantita dalla band “C’è quel che  c’è”, composta da musicisti di assoluto livello quali Marco Bigi, Savino Cesario, Roberto Coppolecchia ed Emanuele Dell’Acqua.                                                             
Riporto integralmente di seguito “Lode a Evaristo Beccalossi”, un pezzo tratto dal repertorio di Paolo Rossi che venne proposto durante il programma.             
Questo pezzo è dedicato a due grandi talenti della cultura mondiale , che han fatto sì che alcuni di noi, se pur perdenti, si ritenessero destinati a una vittoria futura e possibile.                                                                                                                  
Questi due talenti nel campo della cultura, della musica, dell’arte, dell’evoluzione in genere, sono per me Charlie Parker ed Evaristo Beccalossi.
Forse mi rendo conto che molti di voi non sanno chi era Charlie Parker, allora spiego chi era Beccalossi. Beccalossi è stato uno dei più grandi talenti inespressi del calcio italiano, stiamo parlando di gente che io ho visto, che molti han visto. Io non posso dimenticare una partita che era Inter – Slovan Bratislava. Io l’ho vista, chi l’ha vista sa di cosa sto parlando. Ad un certo punto l’arbitro diede un calcio di rigore per l’Inter. Per chi si intende di calcio, ma anche per chi non se ne intende, è facile capire la difficoltà per un giocatore, nella semifinale di coppa Uefa, di tirare un calcio di rigore.                                                                                 
Lui guardò tutto lo stadio negli occhi e disse: “Lo tiro io …” e io pensai con tutto lo stadio : questi sono uomini veri.                                                                 
Prese la palla e la mise sul dischetto del calcio di rigore. Lo fece con la sicurezza dell’uomo che non avrebbe mai e poi mai sbagliato. E sbagliò. E io pensai : per me resta un uomo. Ma quando cinque minuti dopo, e chi ha visto quella partita sa che non mento, ridiedero un calcio di rigore per l’Inter, per chi si intende di calcio, ma a questo punto anche per chi non se ne intende, è facile capire la difficoltà per un giocatore che ha appena sbagliato un calcio di rigore, di riassumersi la responsabilità di ritirarlo. Lui guardò tutto lo stadio negli occhi.
E tutto lo stadio fece: “ No ! Puttana Eva … “                                                                                          Lo tiro io !” E mise la palla sul dischetto del rigore con la sicurezza dell’uomo che non avrebbe risbagliato. E risbagliò !                                                                                   
E io pensai: per me resta un uomo. Un po’ sfigato ma pur sempre un uomo.               
 Ma quando cinque minuti dopo diedero un calcio d’angolo all’Inter e lui guardò tutto lo stadio negli occhi, e tutto lo stadio disse : “Ma questo che cazzo ci guarda   sempre ? Che cazzo vuole, i soldi ?” e prese la palla e la mise sul dischetto del calcio di rigore, io pensai : forse è un po’ fuori di testa! E non mi sbagliavo, perché cinque minuti dopo rubò la palla sulla striscia del rinvio del suo portiere, che gli disse : “Che cazzo stai facendo?...” “E’ mia! Vado a casa, non gioco più, basta!” e attraversò tutto il campo. Scartò tutta la squadra avversaria. Da solo davanti al portiere avversario fece una finta, scartò anche il portiere. Davanti alla porta scartò anche la porta, con un dribbling unico scartò dodici fotografi. Palleggia, di tacco supera l’inferriata di San Siro palleggiando di testa, di tacco, di punta, di lingua; scarta tutti gli ultras, scarta tutti i poliziotti con i cani lupo; tutti quelli che stracciavano i biglietti … fa fuori un’altra inferriata …
Scartò i bagarini, quelli che vendevano le pizzette, gli hot-dog … fu fermato solo in mezzo a piazzale Axum dal tram numero 15 …                                                                                                            Quando si risvegliò , dopo dieci giorni di coma , la prima frase che disse fu : “Beh , cazzo , ragazzi ! Se non è rigore questo qui !”                                                                 
Nell’ultima puntata dello show, andata in onda il 6 dicembre 1992, Paolo Rossi ripropose questo sketch davanti allo stesso Evaristo Beccalossi. Al termine del monologo venne introdotta un porta da calcio. Il comico si mise tra i pali nel tentativo di neutralizzare il rigore di Beccalossi, che questa volta non sbagliò …                                                                                                                   


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