di Rho Mauro
Era un giorno di agosto del 1988 e a Bormio il cielo era
cupo cupo con un forte vento che preannunciava tempesta.
Io camminavo con
un’amica con la quale avevo trascorso gran parte di quei quindici giorni di
ferie. L’avevo conosciuta il giorno del mio arrivo perché era la figlia dei
padroni della casa in cui alloggiavo con la mia famiglia.
La nostra amicizia era ben strana a pensarci ora.
Io ero un po’ il suo “passaporto”… perché in pratica sua
madre la lasciava uscire di casa solo se veniva con me.
In effetti era un po’ “vivace” e quindi era spesso in ritiro
(“castigo”). Non che fosse cattiva o pericolosa, solamente era un po’ (troppo!)
“vivace”.
Ritornando a quel pomeriggio, come sempre uscimmo insieme,
poi strada facendo ci fu un piccolo diverbio, causato dal fatto che ognuno
voleva andare in un posto diverso. Lei certamente era ben consapevole del fatto
che non le avrei negato una richiesta; invece quando mi propose di andare dove
voleva lei le risposi di no.
Ricordo, ora, come fosse allora, che lei incazzata nera girò
la sua mountan bike in senso opposto e voltandosi mi disse “Beh, vorrà dire che
le nostre strade si dividono qui…” … e se ne andò.
Nel frattempo aveva pure iniziato a piovere, e le nuvole
coprivano ormai tutte quante le montagne intorno. Scesi giù all’altezza delle
piscine di Bormio per la via dell’autoscuola Peccedi e capii ben presto di
essere triste e cupo come il tempo che
mi circondava.
La sera dopo eravamo ancora insieme in giro per Bormio, sotto il diluvio universale, e il
giorno seguente io sarei ripartito per tornare a casa un po’ più felice.
Da quel pomeriggio quando mi capita di leggere o sentir dire
da qualche parte “…le nostre strade si
dividono qui” mi ritorna in mente la mia amica Paoletta e la pioggia, l’emozione, la
tristezza e il vento di un giorno… nella vita.
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