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domenica 19 maggio 2019

QUELLA "STRANA OFFICINA"

di Roberto Rizzetto 


Negli anni settanta non è che ce ne fossero molte di sale prove. Men che meno in una città come Livorno. Così i fratelli Fabio e Roberto Cappanera decisero di adibire a sala prove uno spazio ricavato dall’officina meccanica di famiglia .     
Lo stabile si trovava tuttavia in una zona abitata, e così ben presto i vicini, esasperati dal volume ritenuto troppo alto della musica che fuoriusciva nelle ore serali dalle pareti dell’officina si rivolsero ai carabinieri. Durante un controllo un soldato dell’arma, vedendo quanto stava accadendo commentò: “Certo che questa officina è davvero strana!”. Quella sera stessa era ufficialmente nata la STRANA OFFICINA, band destinata a divenire un punto di riferimento nel panorama hard rock ed heavy metal nostrano.                       
La formazione iniziale era composta, oltre ai sopracitati fratelli Fabio e Roberto (rispettivamente alla chitarra e alla batteria) dal bassista Enzo Mascolo.         
L’inserimento nel gruppo di un cantante (Johnny Salani) avvenne solo successivamente alla partecipazione alla Festa del Proletariato Giovanile al Parco Lambro.                                                    La virata verso una sonorità più decisamente rock arrivò invece nell’81, in seguito ad un “viaggio iniziatico” nel Regno Unito da parte dei fratelli Cappanera. La voce blues di Salani non poteva più a quel punto reggere un intero concerto fatto di pezzi metal. Il bluesman Johnny venne così rimpiazzato da Daniele Ancillotti, soprannominato “Bud”, il quale portò in dote all’interno dell’”Officina” anche il chitarrista Marcello Masi.                                                 
Con questa formazione la Strana Officina registrò nel 1984 un’EP omonimo contenente tra l’altro le canzoni “Luna nera” ed “Autostrada dei sogni”, due tra i pezzi più apprezzati della band livornese. Nell’87 fu la volta dell’EP “The ritual”, che comprendeva quattro pezzi in lingua inglese. In questo mini-album non era presente Masi, che rientrò (anche se solo come musicista ospite) nel successivo “Rock & Roll prisoners”, album datato 1989, interamente in inglese (grazie alla collaborazione con il paroliere James Hogg) e comprendente anche alcuni brani che originariamente erano stati scritti in italiano.                             
A quel punto i fratelli Cappanera si presero un anno di tempo per realizzare due progetti a cui pensavano da tempo, ovvero la creazione di uno studio di registrazione e la realizzazione di un album, a nome Cappanera ed intitolato “Non c’è più mondo”, dalle sonorità meno “heavy” di quelli realizzati con l’Officina. Nonostante questo lavoro ottenne il parere favorevole di critica e pubblico i fans fecero pressione affinchè si tornasse alla formazione originale.      
I Cappanera ricontattarono così Ancillotti e Mascolo per un nuovo capitolo dell’avventura della Strana Officina. Ma un tragico destino era dietro l’angolo.  Il 23 Luglio 1993 Fabio e Roberto rimasero coinvolti in un’incidente sulla “Firenze-Pisa-Livorno” che pose fine alla loro vita. E con la loro prematura morte pareva che anche la parabola rock della band di Livorno fosse definitivamente conclusa, anche se la Strana Officina in realtà si esibì successivamente in una serie di eventi-tributo con i due Cappanera sostituiti dal nipote Dario e da Rolando, il figlio di Roberto. 
Ma la rinascita della Strana Officina avviene nel 2006, in occasione della decima edizione del “Gods of Metal” che si tenne all’Idroscalo di Milano, quando la band venne scelta come headliner della seconda serata. Quando la loro esibizione partì con il pezzo “King Troll” un’ovazione accolse la rinascita della Strana Officina, che nel 2010 comporrà l’album “Rising to the call”, a ben ventuno anni di distanza dal precedente.                                 
Oggi la Strana Officina sta preparando un nuovo lavoro, che dovrebbe uscire entro la fine del 2019. Nel 2015 la Crac Edizioni ha pubblicato la loro biografia ufficiale, un libro intitolato “Batti il martello”. 

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