di Roberto Rizzetto
(Pete Best)
Nelle mie precedenti pubblicazioni per MCM ho
riposto la mia attenzione su cartoni animati, serie TV e varietà televisivi,
videogames, libri e fumetti che, in qualche modo, mi avevano emozionato, e le
mie recensioni altro non erano che un tentativo di condividere con i lettori le
emozioni provate.
Nel prossimo contributo intendo invece raccontare una storia sconosciuta
ai più, ma che a mio avviso vale la pena di essere ricordata. E’ la storia di
due musicisti, i cui nomi sono Randolph Peter Best detto “Pete” e Stuart Fergusson
Victor Sutcliffe detto “Stu”. Il loro destino è stato rispettivamente beffardo
e crudele, mentre ad accomunarli è stata la loro (breve) appartenenza al gruppo
musicale più famoso del mondo : i Beatles!
Pensando al quartetto di Liverpool i nomi che vengono subito alla mente
sono quelli di John Lennon, Ringo Starr, Paul McCartney e George Harrison,
immortalati in quest’ordine mentre attraversano Abbey Road nella famosa foto di
copertina dell’album omonimo. Tuttavia, tralasciando turnisti e collaboratori
(anche se Billy Preston, musicista di matrice jazz-blues che collaborò con gli
“scarafaggi” in alcuni brani dell’album “Let it be” merita almeno una
menzione), è sbagliato credere che i quattro artisti sopracitati siano stati
gli unici membri della band inglese.
Pete
Best è stato infatti il primo batterista del “Fab Four” prima che
diventassero famosi. Nell’estate del 1960 i Beatles con Pete alla batteria
partirono per una tournèe in terra tedesca, dove Best ebbe modo di mettere in
mostra il proprio stile particolare, (oltre all’abilità nel fare breccia nel
cuore delle ammiratrici). Tuttavia Pete non legò mai completamente con gli
altri membri della band, anche perchè si rifiutò di vestirsi e tagliarsi i
capelli come loro. E così, il 6 giugno 1962, quando i Beatles furono convocati
negli studi di registrazione della EMI ad Abbey Road il produttore George
Martin pretese la sostituzione del batterista. Best non la prese per niente bene,
ma anche all’interno dell’entourage dei Beatles il licenziamento del batterista
causò non pochi grattacapi. Neil Aspinall, storico road manager della band e
grande amico di Pete, all’inizio si rifiutò di montare e smontare la batteria
del nuovo arrivato Ringo Starr ed anche parecchi fan si mostrarono contrariati
per la sostituzione.
Pete Best venne poi inserito nel gruppo “Lee Curtis & The All Stars”
e successivamente fondò i “Pete Best Four” e poi i “Pete Best Combo”, senza mai
ottenere tuttavia il successo sperato e mancato per un soffio qualche anno
prima. Il 19 aprile 2016 si esibì anche in Italia, più precisamente al “Le Roi”
di Torino. Pare che, dopo la pubblicazione di alcuni brani che lo vedevano alla
batteria racchiusi nell’album “Anthology 1”, Best ricevette una cospicua somma
di denaro, quasi un risarcimento per il licenziamento subito oltre trent’anni
prima…
Stuart Sutcliffe invece fu il bassista
dei Beatles dal 1960 al 1961.
La famiglia Sutcliffe ,
proveniente da Edimburgo, si trasferì a Huyton, nella zona periferica di
Liverpool quando “Stu” aveva soltanto tre anni. Fu all’istituto d’arte di
Liverpool che Stuart conobbe il coetaneo John Lennon. Da lì all’approdo nei
Beatles il passo fu breve. Tra l’altro pare che la scelta del nome del gruppo
sia da accreditare proprio a Sutcliffe, che non era tuttavia un bassista
particolarmente dotato, tanto che il resto della band gli suggerì di suonare
dando le spalle al pubblico, mascherando così gli evidenti limiti tecnici.
Stuart era invece un pittore di grande talento e così nel 61, anziché rientrare
dalla tournèe tedesca, decise di rimanere ad Amburgo per continuare i propri
studi artistici ma soprattutto per amore della fotografa e stilista tedesca
Astrid Kirchherr. Sutcliff morì nel 1962, a soli 22 anni nell’ambulanza che lo
stava conducendo all’ospedale a causa di una paralisi cerebrale dovuta ad
un’emorragia nel ventricolo destro del cervello. Durante un successivo esame
autoptico venne stabilito che nel cervello di Stuart si stava sviluppando un
tumore originato da una frattura al cranio. Si dice che tale frattura potrebbe
essere stata causata da un pestaggio subito da una banda di Teddy Boys anni
prima. Lennon volle ricordare l’amico ritraendolo nella copertina dell’album
“Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” del 1967.
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