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domenica 19 maggio 2019

I SOLITI SOSPETTI

di Luca Visentin 


La famosissima scena della line up all'inizio del film (da sinistra a destra: Kevin Pollak, Stephen Baldwin, Benicio del Toro, Gabriel Byrne, Kevin Spacey).




Voto: 9/10

Genere: Giallo, Thriller, Noir
Anno: 1995
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie
Cast: Kevin Spacey, Chazz Palminteri, Gabriel Byrne, Kevin Pollak, Stephen Baldwin, Benicio del Toro, Pete Postlethwaite, Suzy Amis, Giancarlo Esposito, Dan Hedaya, Peter Greene

E’ il 1995, alla 48esima mostra del festival di Cannes viene presentato fuori concorso un film di Bryan Singer: “I soliti sospetti”; un titolo particolare per un film a detta mia straordinario che col tempo diventerà un film di culto acclamato da critica e pubblico.

Trama:
San Pedro, Los Angeles, in seguito all’esplosione di una nave avvenuta nel bel mezzo della notte il piccolo truffatore zoppo Roger “Verbal” Kint (Kevin Spacey), implicato nella vicenda ma già prosciolto dal procuratore viene costretto a subire un ultimo interrogatorio dall’agente di polizia doganale David Kujan (Chazz Palminteri), venuto non solo per ascoltare la deposizione di Kint ma per assicurarsi della morte dell’ ex poliziotto corrotto Dean Keaton (Gabriel Byrne). Intanto l'FBI sta interrogando in ospedale un ungherese, l'unico sopravvissuto all'esplosione.
Kint comincia con un flashback che riporta tutto a sei settimane prima della vicenda in cui si vede coinvolto: New York, 5 pregiudicati finiscono in un losco confronto all'americana per il furto di un camion pieno di fucili smontati, tra questi oltre a Kint vi sono il violento scassinatore McManus (Stephen Baldwin) e il suo socio Fenster (Benicio del Toro); l'irrequieto Hockney (Kevin Pollak) e l'ex poliziotto corrotto Dean Keaton. Costoro si conoscono solo superficialmente, non hanno mai lavorato insieme eppure decidono quasi tutti di partecipare a un colpo ai danni del dipartimento di polizia di New York, l'unico titubante all'inizio è proprio Keaton che sostiene di essere cambiato e non più devoto al crimine per amore della moglie Edie Finneran (Suzy Amis) avvocato di successo, ma Kint riesce a fargli cambiare idea e a convincerlo. Dopo essere stati liberati per insufficienza di prove i cinque pregiudicati, per vendicarsi del trattamento subito, rapinano due poliziotti corrotti che trasportano illegalmente un trafficante di pietre preziose. Il colpo riesce senza vittime (come aveva pensato Kint) e la banda si dirige a Los Angeles per rivendere gli smeraldi ad un ricettatore conosciuto da McManus, un certo Redfoot (Peter Greene), il quale propone a loro un altro colpo, ai danni di un commerciante di gioielli; il gruppo accetta ma il giorno successivo durante il colpo la banda è costretta ad uccidere il bersaglio e la sua scorta poiché opponevano resistenza,  peggio ancora scoprono che il commerciante al posto di gioielli trasportava cocaina. La sera dopo il colpo, la banda cerca spiegazioni da Redfoot ma egli si difende dicendo che il colpo gli è stato affidato da un avvocato di nome Kobayashi (Pete Postlethwaite).
Costui si presenta il giorno dopo alla banda e afferma di lavorare per Keyser Soze, un noto criminale che nessuno ha mai visto e sul quale aleggiano diverse leggende: Kobayashi informa tutti e cinque membri della banda che in passato hanno, in qualche modo, derubato Keyser e l'unico motivo per cui sono ancora vivi è che l'hanno fatto a loro insaputa. Kobayashi affida dunque alla banda un colpo su commissione come risarcimento ai danni ricevuti, in quanto Keyser, ritiene i membri della banda suoi debitori.
Fenster si rifiuta di lavorare per Soze e per questo motivo viene massacrato dai suoi sicari, i quattro rimasti decidono dunque di tendere una trappola mortale all'avvocato Kobayashi, il quale però minaccia di uccidere Edie Finneran, moglie di Keaton, e i familiari degli altri tre uomini. I cinque capiscono che non hanno scampo, decidono di collaborare e accettano il colpo. Il piano è molto rischioso, consiste di assalire una nave carica di droga proprietà dell'organizzazione concorrente a Soze, uccidere tutti gli uomini a bordo e distruggere il carico.

La Regia
Bryan Singer ha reso questo un film un vero e autentico capolavoro grazie alla sua regia precisa e obiettiva: fondamentali nel film sono a mio avviso i dettagli. Questi dettagli non si notano fin da subito, sono nascosti in modo perfetto, bisogna riguardarsi questo cult degli anni novanta almeno due o tre volte per identificarli nel corso della trama ed infine scoprirli tutti quanti nella scena finale. Dettagli che si possono individuare anche nei fantastici primi piani dei personaggi, in questo modo Singer enfatizza ancora di più uno stato emotivo, o semplicemente la personalità dei personaggi in modo tecnico e minimale.
Una sceneggiatura originale complessa e d’effetto (Christopher McQuarrie si aggiudicò l’oscar come “Miglior sceneggiatura originale nel 1996) insieme alla netta regia di Singer hanno contribuito a creare una combinazione perfetta per un cult di successo.

La Recitazione
Parto dal presupposto che in questo film vediamo un cast a dir poco spettacolare, una capacità attoriale di alto livello in tutti gli attori presenti cominciando da Giancarlo Esposito (ora star della nota serie tv “Breaking Bad” e dello Spin-off “Better Call Saul”) fino all’inarrivabile Kevin Spacey che si vide consacrato con il ruolo di Kint nel mondo del cinema vincendo anche un Oscar come “Migliore attore non protagonista” nel 1996. Questo cast stellare è stato anche in grado di regalarci delle piccole chicche: ad esempio sapevate che nella scena del confronto all’americana gli attori risero per davvero? (Proprio così, le risate non erano recitate). A scatenare l’ilarità negli attori sono stati la sgangherata ed eccentrica improvvisazione di Baldwin e l’incomprensibile accento di del Toro, fonti affermano che Singer abbia passato un’intera giornata a registrare questa sequenza (inizialmente pensata come scena seria), ma siccome gli attori ridevano troppo ha deciso di lasciare la scena così com'era (scegliendo tra i vari ciak la più divertente). Non solo, l’accento di del Toro metteva spesso in difficoltà l’attore Stephen Baldwin, tant’è vero che Stephen si dimenticava le battute a causa del pastoso accento del collega, notevole è anche la riproposta di quel suo parlare strano (una sorta di effetto post-sbornia) nel doppiaggio italiano grazie al talento del doppiatore Loris Loddi. Formidabile anche la voce italiana di Kevin Spacey, Roberto Pedicini, che si adatta impeccabilmente alla sua formidabile interpretazione. Personalmente, posso (e voglio) affermare che uno dei punti di forza di questo film è l’incredibile recitazione di Spacey, adatta ai lunghi monologhi e alla narrazione onnisciente di Kint, con quel suo affabile stile da cantastorie e quel suo sguardo pieno di mistero capace di regalarci una performance indimenticabile consacrata dalla battuta che chiude il film:
“La più grande truffa che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste, e come niente…sparisce”

Concludo affermando che “I soliti sospetti” uno dei film noir più importanti e influenti dell’ultimo secolo, una sceneggiatura complessa condita con ottimi attori e un colpo di scena sensazionale sono il piatto perfetto per rendere questo film grande e inimitabile, consiglio a tutti almeno una volta la visione di questo capolavoro capace di intrattenervi, lasciarvi con il fiato sospeso e anche senza parole.

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