di Luca Visentin
La famosissima scena della line up all'inizio del film (da
sinistra a destra: Kevin Pollak, Stephen Baldwin, Benicio del Toro, Gabriel
Byrne, Kevin Spacey).
Voto: 9/10
Genere: Giallo, Thriller, Noir
Anno: 1995
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie
Cast: Kevin Spacey, Chazz Palminteri, Gabriel Byrne, Kevin
Pollak, Stephen Baldwin, Benicio del Toro, Pete Postlethwaite, Suzy Amis,
Giancarlo Esposito, Dan Hedaya, Peter Greene
E’ il 1995, alla 48esima mostra del festival di Cannes viene
presentato fuori concorso un film di Bryan Singer: “I soliti sospetti”; un
titolo particolare per un film a detta mia straordinario che col tempo
diventerà un film di culto acclamato da critica e pubblico.
Trama:
San Pedro, Los Angeles, in seguito all’esplosione di una
nave avvenuta nel bel mezzo della notte il piccolo truffatore zoppo Roger
“Verbal” Kint (Kevin Spacey), implicato nella vicenda ma già prosciolto dal
procuratore viene costretto a subire un ultimo interrogatorio dall’agente di
polizia doganale David Kujan (Chazz Palminteri), venuto non solo per ascoltare
la deposizione di Kint ma per assicurarsi della morte dell’ ex poliziotto
corrotto Dean Keaton (Gabriel Byrne). Intanto l'FBI sta interrogando in
ospedale un ungherese, l'unico sopravvissuto all'esplosione.
Kint comincia con un flashback che riporta tutto a sei
settimane prima della vicenda in cui si vede coinvolto: New York, 5
pregiudicati finiscono in un losco confronto all'americana per il furto di un
camion pieno di fucili smontati, tra questi oltre a Kint vi sono il violento
scassinatore McManus (Stephen Baldwin) e il suo socio Fenster (Benicio del
Toro); l'irrequieto Hockney (Kevin Pollak) e l'ex poliziotto corrotto Dean
Keaton. Costoro si conoscono solo superficialmente, non hanno mai lavorato
insieme eppure decidono quasi tutti di partecipare a un colpo ai danni del
dipartimento di polizia di New York, l'unico titubante all'inizio è proprio
Keaton che sostiene di essere cambiato e non più devoto al crimine per amore
della moglie Edie Finneran (Suzy Amis) avvocato di successo, ma Kint riesce a
fargli cambiare idea e a convincerlo. Dopo essere stati liberati per
insufficienza di prove i cinque pregiudicati, per vendicarsi del trattamento
subito, rapinano due poliziotti corrotti che trasportano illegalmente un
trafficante di pietre preziose. Il colpo riesce senza vittime (come aveva
pensato Kint) e la banda si dirige a Los Angeles per rivendere gli smeraldi ad
un ricettatore conosciuto da McManus, un certo Redfoot (Peter Greene), il quale
propone a loro un altro colpo, ai danni di un commerciante di gioielli; il
gruppo accetta ma il giorno successivo durante il colpo la banda è costretta ad
uccidere il bersaglio e la sua scorta poiché opponevano resistenza, peggio ancora scoprono che il commerciante al
posto di gioielli trasportava cocaina. La sera dopo il colpo, la banda cerca
spiegazioni da Redfoot ma egli si difende dicendo che il colpo gli è stato
affidato da un avvocato di nome Kobayashi (Pete Postlethwaite).
Costui si presenta il giorno dopo alla banda e afferma di
lavorare per Keyser Soze, un noto criminale che nessuno ha mai visto e sul
quale aleggiano diverse leggende: Kobayashi informa tutti e cinque membri della
banda che in passato hanno, in qualche modo, derubato Keyser e l'unico motivo
per cui sono ancora vivi è che l'hanno fatto a loro insaputa. Kobayashi affida
dunque alla banda un colpo su commissione come risarcimento ai danni ricevuti,
in quanto Keyser, ritiene i membri della banda suoi debitori.
Fenster si rifiuta di lavorare per Soze e per questo motivo
viene massacrato dai suoi sicari, i quattro rimasti decidono dunque di tendere
una trappola mortale all'avvocato Kobayashi, il quale però minaccia di uccidere
Edie Finneran, moglie di Keaton, e i familiari degli altri tre uomini. I cinque
capiscono che non hanno scampo, decidono di collaborare e accettano il colpo.
Il piano è molto rischioso, consiste di assalire una nave carica di droga proprietà
dell'organizzazione concorrente a Soze, uccidere tutti gli uomini a bordo e
distruggere il carico.
La Regia
Bryan Singer ha reso questo un film un vero e autentico
capolavoro grazie alla sua regia precisa e obiettiva: fondamentali nel film
sono a mio avviso i dettagli. Questi dettagli non si notano fin da subito, sono
nascosti in modo perfetto, bisogna riguardarsi questo cult degli anni novanta
almeno due o tre volte per identificarli nel corso della trama ed infine
scoprirli tutti quanti nella scena finale. Dettagli che si possono individuare
anche nei fantastici primi piani dei personaggi, in questo modo Singer
enfatizza ancora di più uno stato emotivo, o semplicemente la personalità dei
personaggi in modo tecnico e minimale.
Una sceneggiatura originale complessa e d’effetto
(Christopher McQuarrie si aggiudicò l’oscar come “Miglior sceneggiatura
originale nel 1996) insieme alla netta regia di Singer hanno contribuito a
creare una combinazione perfetta per un cult di successo.
La Recitazione
Parto dal presupposto che in questo film vediamo un cast a
dir poco spettacolare, una capacità attoriale di alto livello in tutti gli
attori presenti cominciando da Giancarlo Esposito (ora star della nota serie tv
“Breaking Bad” e dello Spin-off “Better Call Saul”) fino all’inarrivabile Kevin
Spacey che si vide consacrato con il ruolo di Kint nel mondo del cinema
vincendo anche un Oscar come “Migliore attore non protagonista” nel 1996.
Questo cast stellare è stato anche in grado di regalarci delle piccole chicche:
ad esempio sapevate che nella scena del confronto all’americana gli attori
risero per davvero? (Proprio così, le risate non erano recitate). A scatenare
l’ilarità negli attori sono stati la sgangherata ed eccentrica improvvisazione
di Baldwin e l’incomprensibile accento di del Toro, fonti affermano che Singer
abbia passato un’intera giornata a registrare questa sequenza (inizialmente
pensata come scena seria), ma siccome gli attori ridevano troppo ha deciso di
lasciare la scena così com'era (scegliendo tra i vari ciak la più divertente).
Non solo, l’accento di del Toro metteva spesso in difficoltà l’attore Stephen
Baldwin, tant’è vero che Stephen si dimenticava le battute a causa del pastoso
accento del collega, notevole è anche la riproposta di quel suo parlare strano
(una sorta di effetto post-sbornia) nel doppiaggio italiano grazie al talento
del doppiatore Loris Loddi. Formidabile anche la voce italiana di Kevin Spacey,
Roberto Pedicini, che si adatta impeccabilmente alla sua formidabile
interpretazione. Personalmente, posso (e voglio) affermare che uno dei punti di
forza di questo film è l’incredibile recitazione di Spacey, adatta ai lunghi
monologhi e alla narrazione onnisciente di Kint, con quel suo affabile stile da
cantastorie e quel suo sguardo pieno di mistero capace di regalarci una
performance indimenticabile consacrata dalla battuta che chiude il film:
“La più grande truffa che il diavolo abbia mai fatto è stato
convincere il mondo che lui non esiste, e come niente…sparisce”
Concludo affermando che “I soliti sospetti” uno dei film
noir più importanti e influenti dell’ultimo secolo, una sceneggiatura complessa
condita con ottimi attori e un colpo di scena sensazionale sono il piatto
perfetto per rendere questo film grande e inimitabile, consiglio a tutti almeno
una volta la visione di questo capolavoro capace di intrattenervi, lasciarvi
con il fiato sospeso e anche senza parole.
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