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sabato 2 luglio 2022

ALESSANDRO CECCHERINI - IL MOSTRO

 




di  Rho  Mauro 


La vicenda del "Mostro di Firenze", incubo di un passato lontano, ma non troppo lontano da dimenticare.
Quelli che mi conoscono sanno bene quanto tempo, negli anni, io abbia dedicato a questa vicenda.
Libri, documentazione processuale, video, lettura di mille e più blog dedicati: insomma, tutta una serie di letture, di ascolti e visioni che mi hanno portato dentro la vicenda consentendomi di visionarla sotto i più svariati punti di vista.
Sin da adolescente ho seguito, passo dopo passo, le vicende legate a questo caso di cronaca "nerissima", unico al mondo, che  tuttora possiamo annoverare tra i grandi misteri   rimasti irrisolti della Storia d'Italia.
Un caso che si volle archiviare con alcuni capri espiatori di "semplice fattura" incolpando i cosiddetti "Compagni di Merende"  di otto duplici omicidi e di una serie impressionante di omicidi "collaterali" (alcuni blog ne contano 13 alcuni molti di più).
A gettare un ulteriore fascia di luce sulla vicenda arriva ora negli scaffali delle librerie un testo che, a suo modo, possiamo considerare come un  "compendio" finale della vicenda.
Scritto dall'esordiente Alessandro Ceccherini, IL MOSTRO, edito da Nottetempo è un Romanzo che abbraccia, in toto e di fatto, la versione a mio parere più accreditata della vicenda "Mostro".
Un misto di personaggi reali e di finzione (dove la finzione è solo nei nomi scelti dall'autore e che, con qualche buon grado di azzardo, si possono provare a sostituire con nomi che, bene o male, sono sempre circolati in merito alla vicende fiorentine) che rappresentano con buona probabilità la cruda verità dei duplici omicidi che sconvolsero l'Italia di quegli anni fra i settanta e gli ottanta.
Non Un Mostro solo, quindi, ma Tanti Mostri.
Dal libro di Ceccherini emergono tante anime nere perse dentro potenti logge massoniche dedite a riti esoterici rimasti impuniti per anni grazie alle potenti infiltrazioni nello stato (quello sì con la "esse" minuscola) e nei servizi segreti.
Un insieme di Mostri al cui confronto i "Compagni di Merende"  sembrano persino inadeguati a quello che, dal libro, risulterebbe essere stato il loro unico compito: quello di segnalare la presenza delle coppie in intimità nel cuore della campagna fiorentina.
Ceccherini (classe 1985, è nato proprio in Toscana, e proprio in quell'anno  venne compiuto l'ultimo dei duplici omicidi, quello dei ragazzi francesi)  ha svolto  un lavoro decisamente molto ben fatto e ben  documentato e, anche se avverte, sin dalla prima pagina di introduzione  che "...questa è prima di tutto un'opera di finzione"  alla prima attenta lettura pare chiaro, a chi conosce bene le vicende, che la Storia  con un buon grado di approssimazione, può essere questa.
In fondo, chi è pratico di cose "toscane", conoscerà bene quel verso di quella canzone dei Litfiba di Piero Pelù, FIRENZE SOGNA,  dove ad un certo punto si  canta "E ho tanta, tanta voglia di credere / che il mostro è il cittadino normale"   come a voler chiaramente sottendere che il "Mostro" non può essere il contadino, il postino, o l'operai di paese.
Consiglio la lettura di questo libro a tutti coloro che ignorano l'esistenza di un Altro  Mondo ... un Mondo popolato di Mostri.

Lascio infine un link del sito dell'Avvocato Vieri Adriani che anni fa ricevette mandato dai genitori dei giovani francesi (ultime vittime del mostro)  di far luce sugli eventi.
L'Avvocato Vieri Adriani dopo essersi scontrato con un Muro di Gomma (simile, per certi versi, agli stessi muri con cui si confrontarono i parenti delle vittime delle stragi di Ustica e Bologna)  scrisse un libro che merita di essere letto e conosciuto.
Fosse solo in nome della Verità su questi Delitti ... molto lontana dalla realtà che ci è stata raccontata
Verità che non sapremo mai.







domenica 9 giugno 2019

FRANK MILLER E IL SUO "DAREDEVIL"


di Rho Mauro 


Frank Miller debuttò ai disegni, sulle pagine di DAREDEVIL,  con il numero 158 della serie uscito in origine negli States nel maggio del 1979.
In Italia quell'esordio ci arrivò tra le mani nel gennaio del 1981 stampato sulle pagine de L'UOMO RAGNO n. 279. 
Del DEVIL di Frank Miller subito si innamorarono tutti quelli che, come me, avevano sempre cullato nel cuore quel diavoletto vestito di rosso che, sul finire degli anni settanta, soffriva un netto calo di popolarità (e vendite) sia in Italia che, negli USA. 
Non che il lavoro di  Roger McKenzie ai testi e del sempre straordinario  Gene Colan ai disegni fossero male ma, semplicemente, i due si erano adagiati ad una gestione "ordinaria" del personaggio.
Nel giro di un anno il "ciclone"  Frank Miller passò da disegnatore ad autore a tutto tondo di quella che, nel tempo, sarà ricordata come la GOLDEN AGE del Diavolo Rosso.
Subentrato come autore a Roger McKenzie (dal n. 168) quella di Miller fu una gestione che  ridiede nuova linfa e nuova vita al nostro diavoletto rosso, con vendite che, negli States, arrivarono a punte mai viste prima.
Proprio in contemporanea, per nostra italica sfortuna, l'Editoriale Corno chiudeva i battenti e così, per riavere tra le mani le tavole di Frank Miller,  ci toccò attendere qualche tempo.
Ne valse la pena, in ogni caso, ed in assoluto.
Con Miller ai testi e disegni e uno straordinario Klaus Janson alle chine DAREDEVIL diventò il fumetto di punta della MARVEL in quei primi anni ottanta.
La sinergia straordinaria tra il disegnatore del Maryland e l'inchistratore di origini tedesche regalò a tutti noi grandi appassionati delle nuvole parlanti migliaia di pagine che, ancora,   abbiamo nel cuore e che la Storia ha consegnato alla Gloria Eterna.
Con l'avvento di Miller ai testi cambiò completamente l'atmosfera che circondava l'avvocato cieco Matt Murdock e il suo alter-ego Devil: le tinte noir con cui Miller scrisse e disegnò le storie avvolsero il lettore al punto da rendere pressochè automatica la dipendenza dello stesso, anche del più disattento.
Miller creò poi un personaggio destinato a cambiare in modo irreversibile la storia del Diavoletto Rosso e della Marvel tutta: la micidiale Elektra Natchios  arrivò con tutta la sua sensualità a farci sognare: accadde tutto in DAREDEVIL #168  datato gennaio 1981.
Per leggerlo qui, in Italia, ci toccò aspettare il luglio del 1986 allorchè la benemerita LABOR COMICS la pubblicò unitamente ad alcuni episodi degli X-MEN e de l'Icredibile HULK nel numero 2 della rivista MARVEL. 
Quella rivista, MARVEL,  che durò giusto lo spazio di due soli numeri ebbe quel grande merito: sdoganare per la prima volta in Italia il personaggio di Elektra.
Proprio nel 1986,  Frank Miller,  in qualità di autore, con David Mazzucchelli ai disegni, diede vita ad un altro memorabile ciclo del Diavolo Rosso: BORN AGAIN ...
Ma questa è un'altra storia.



(FRANK MILLER)












lunedì 20 maggio 2019

L'UOMO SENZA VOLTO

di Rho Mauro 



Film   "minore"  nella lunga carriera di Mel Gibson questo "L'UOMO SENZA VOLTO" è un Piccolo Capolavoro che andrebbe riscoperto. 
Nascosto ben bene tra il popolare successo di Martin Riggs della serie  ARMA LETALE e  il non meno celebre William Wallace di BRAVEHEART questo Justin McLeod impegnato a far da mentore ad un ragazzo cresciuto in una famiglia problematica è una figura carismatica dal passato misterioso e dal volto deturpato da un misterioso incidente stradale.
Nei profondi valori che il maestro trasmette al giovane allievo vi è dentro tutto lo straordinario modo di intendere il ruolo di "insegnante" .
Ricordo che andai da solo a vedere questo film in una sera di fine autunno  del 1993 in un Cine-Teatro San Rocco di Seregno pressochè deserto.
Portai a casa delle belle emozioni e una poesia che, ora come allora, ritengo una delle più belle che abbia mai avuto il piacere di sentire.
Questa:


IL VOLO

I tenaci vincoli della terra
d’un colpo ho reciso
e ho danzato lieto nell’aria
sopra ali d’argento.
Il cielo ho scalato,
di nuvole esplose
ho seguito il disegno impreciso
e ho fatto, contento,
cose che tu non puoi aver sognato:
tuffi, planate, giravolte,
ma lassù tutto è silenzio.
Ho spento i motori
e percorrendo spazi inviolati
di paradiso,
la mano ho messo fuori
e di Dio ho sfiorato il viso.

(John Gillespie Magee Jr.)










domenica 19 maggio 2019

PRIMA DELL'ALBA

di Rho Mauro 


Su un treno diretto a Vienna un giovane giornalista americano incontra una giovane studentessa  francese che sta rientrando a Parigi dopo una breve vacanza. I due ragazzi  decidono di scendere a Vienna e di girare insieme per un giorno e una notte la stupenda capitale austriaca, prima di dividersi e dirsi addio, dopo essersi raccontati le storie della loro vita.
Tutta la narrazione è incentrata sul dialogo tra i due unici protagonisti del film, sullo sfondo della città austriaca. Nonostante la completa mancanza di azioni e/o colpi di scena, i temi affrontati dai due giovani, le loro ansie, le loro gioie, le loro paure, il loro mondo, che potrebbe essere il mondo di due giovani qualsiasi, rendono questo film unico nel suo genere.
E’ un po’ come una di quelle grandi ed infinite discussioni che da adolescenti si facevano nelle lunghe notti d’estate in compagnia, magari davanti ad un boccale di birra da litro  parlando di tutto un po’, dal senso della vita, alla morte, dal sesso al rapporto con gli altri, ecc. 
Da vedere per poter comprendere quanto a volte può essere complesso il mondo femminile/maschile nell’età immediatamente successiva all’adolescenza e per potersi ritrovare tra i ricordi di comuni problemi del passato.
Da non vedere se  odiate film con lunghi dialoghi e poche azioni.
Successivamente sono usciti i sequel BEFORE SUNSET e BEFORE MIDNIGHT  che tuttavia non reggono il confronto con l'originale.
Unico.

GHOST'N GOBLINS & ASTEROIDS

di Roberto Rizzetto




Forse non tutti sanno che i videogames sono nati già nei primi anni 50 negli ambienti di ricerca scientifica , soprattutto nelle facoltà universitarie degli Stati Uniti d’America . Il loro sviluppo è avvenuto tuttavia solo nella seconda metà degli anni 70 .                                                                                                
Quello dei videogiochi è divenuto un fenomeno culturale di massa , forse grazie anche al forte rapporto che li lega al processo tecnologico . Ed anche con il cinema esiste un “solido” connubio . Spesso infatti le trame di molti film sono tratte da dei videogames ( “Tomb Raider” e “Resident evil” ad esempio ) così come molti film vengono successivamente tramutati in videogiochi .                      
Se i “videogiocatori” attuali ( nel gergo chiamati “gamer” ) possono utilizzare sofisticatissime console quali “playstation” o “xbox” ( se non addirittura un personal computer ) , nei primi anni ottanta era molto comune l’uso dei videogames nei bar o nelle sale giochi .                                                         
Voglio ora recensire due videogiochi : Ghost’n goblins ( perché il mio preferito) e Asteroids ( in quanto insieme a “Pac-Man” è uno dei videogames più famosi e giocati in assoluto ).                                                    
Ghost’n goblins : protagonista di questo videogioco del 1985 è Arthur , un cavaliere medioevale in armatura ( ma senza cavallo ) che , attraversando alcuni ambienti lugubri , cerca di salvare la sua amata che è stata rapita da un demonio per conto di Astaroth , un mostro a due facce .                                
Arthur ha a disposizione una lancia , ma , recuperandola dall’interno di un recipiente di terracotta , può cambiare arma ( che può essere una torcia , un pugnale , un’ascia oppure uno scudo ) . E’ protetto da un’armatura che ( se colpito una prima volta ) perde , rimanendo in mutande . Se colpito una seconda volta invece perde una vita trasformandosi in un mucchietto di ossa .             
Il cavaliere può ( oltre che ovviamente usare le armi ) , camminare , saltare , accovacciarsi e salire le scale . Praticamente tutti i suoi “nemici” provengono dal mondo fantasy/horror e sono zombi , piante carnivore , pipistrelli , orchi , mostri volanti , ciclopi , draghi e demoni . Arthur dovrà superare sette livelli composti da un cimitero con successiva foresta , un palazzo di ghiaccio con borgo infestato , una caverna , delle piattaforme fluttuanti con un ponte sospeso sul fuoco , ed infine un castello sulla cui sala del trono , sconfiggendo per due volte il malvagio Astaroth , ritroverà la sua amata.          
E passiamo ora ad Asteroids . Realizzato da Atari nel 1979, ideato da Lyle Rains e disegnato e programmato da Ed Logg, viene considerato uno dei videogiochi più famosi della storia.                                                            Il gioco è molto semplice.
Il giocatore guida una navicella intrappolata in un campo di asteroidi all’interno del quale , saltuariamente, compaiono anche dei dischi volanti. Il “gamer” deve colpire gli asteroidi due volte per distruggerli completamente facendo attenzione anche alle “navicelle aliene”.
Ma la  difficoltà principale del gioco consiste nel controllo dell’astronave a causa della forza d’inerzia. All’interno del meccanismo del videogame vennero infatti riprodotte alcune leggi fisiche reali. 
Ogni asteroide o disco volante abbattuto garantisce un punteggio in funzione della sua grandezza . Il record mondiale di Asteroids è ad oggi detenuto dall’americano John McAllister , che il 5 aprile  2010 , dopo ben 58 ore di gioco , ha ottenuto 41.838.740 punti . Il record precedente , fissato dall’allora quindicenne Scott Safran , è rimasto in piedi per oltre 27 anni , visto che era datato 14 novembre 1982 . Scott ci ha purtroppo lasciato il 27 marzo 1987 , a soli ventuno anni , cadendo dal terzo piano del suo appartamento di Los Angeles nel tentativo di recuperare il suo gatto Samson .                                                                                                 
Non chiedetemi ora di recensire anche Pac-Man. 
A me i “fantasmini” che mi inseguivano mi facevano venire l’ansia …

GLI ALTRI ... "SCARAFAGGI"

di Roberto Rizzetto

(Pete Best)

Nelle mie precedenti pubblicazioni per MCM ho riposto la mia attenzione su cartoni animati, serie TV e varietà televisivi, videogames, libri e fumetti che, in qualche modo, mi avevano emozionato, e le mie recensioni altro non erano che un tentativo di condividere con i lettori le emozioni provate.  
                            
Nel prossimo contributo intendo invece raccontare una storia sconosciuta ai più, ma che a mio avviso vale la pena di essere ricordata. E’ la storia di due musicisti, i cui nomi sono Randolph Peter Best detto “Pete” e Stuart Fergusson Victor Sutcliffe detto “Stu”. Il loro destino è stato rispettivamente beffardo e crudele, mentre ad accomunarli è stata la loro (breve) appartenenza al gruppo musicale più famoso del mondo : i Beatles!      
                                                                 
Pensando al quartetto di Liverpool i nomi che vengono subito alla mente sono quelli di John Lennon, Ringo Starr, Paul McCartney e George Harrison, immortalati in quest’ordine mentre attraversano Abbey Road nella famosa foto di copertina dell’album omonimo. Tuttavia, tralasciando turnisti e collaboratori (anche se Billy Preston, musicista di matrice jazz-blues che collaborò con gli “scarafaggi” in alcuni brani dell’album “Let it be” merita almeno una menzione), è sbagliato credere che i quattro artisti sopracitati siano stati gli unici membri della band inglese. 

Pete Best è stato infatti il primo batterista del “Fab Four” prima che diventassero famosi. Nell’estate del 1960 i Beatles con Pete alla batteria partirono per una tournèe in terra tedesca, dove Best ebbe modo di mettere in mostra il proprio stile particolare, (oltre all’abilità nel fare breccia nel cuore delle ammiratrici). Tuttavia Pete non legò mai completamente con gli altri membri della band, anche perchè si rifiutò di vestirsi e tagliarsi i capelli come loro. E così, il 6 giugno 1962, quando i Beatles furono convocati negli studi di registrazione della EMI ad Abbey Road il produttore George Martin pretese la sostituzione del batterista. Best non la prese per niente bene, ma anche all’interno dell’entourage dei Beatles il licenziamento del batterista causò non pochi grattacapi. Neil Aspinall, storico road manager della band e grande amico di Pete, all’inizio si rifiutò di montare e smontare la batteria del nuovo arrivato Ringo Starr ed anche parecchi fan si mostrarono contrariati per la sostituzione.                                                       
Pete Best venne poi inserito nel gruppo “Lee Curtis & The All Stars” e successivamente fondò i “Pete Best Four” e poi i “Pete Best Combo”, senza mai ottenere tuttavia il successo sperato e mancato per un soffio qualche anno prima. Il 19 aprile 2016 si esibì anche in Italia, più precisamente al “Le Roi” di Torino. Pare che, dopo la pubblicazione di alcuni brani che lo vedevano alla batteria racchiusi nell’album “Anthology 1”, Best ricevette una cospicua somma di denaro, quasi un risarcimento per il licenziamento subito oltre trent’anni prima… 
                                                                                                         
Stuart Sutcliffe invece fu il bassista dei Beatles dal 1960 al 1961.                    
La famiglia Sutcliffe , proveniente da Edimburgo, si trasferì a Huyton, nella zona periferica di Liverpool quando “Stu” aveva soltanto tre anni. Fu all’istituto d’arte di Liverpool che Stuart conobbe il coetaneo John Lennon. Da lì all’approdo nei Beatles il passo fu breve. Tra l’altro pare che la scelta del nome del gruppo sia da accreditare proprio a Sutcliffe, che non era tuttavia un bassista particolarmente dotato, tanto che il resto della band gli suggerì di suonare dando le spalle al pubblico, mascherando così gli evidenti limiti tecnici. Stuart era invece un pittore di grande talento e così nel 61, anziché rientrare dalla tournèe tedesca, decise di rimanere ad Amburgo per continuare i propri studi artistici ma soprattutto per amore della fotografa e stilista tedesca Astrid Kirchherr. Sutcliff morì nel 1962, a soli 22 anni nell’ambulanza che lo stava conducendo all’ospedale a causa di una paralisi cerebrale dovuta ad un’emorragia nel ventricolo destro del cervello. Durante un successivo esame autoptico venne stabilito che nel cervello di Stuart si stava sviluppando un tumore originato da una frattura al cranio. Si dice che tale frattura potrebbe essere stata causata da un pestaggio subito da una banda di Teddy Boys anni prima. Lennon volle ricordare l’amico ritraendolo nella copertina dell’album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” del 1967.


QUELLA "STRANA OFFICINA"

di Roberto Rizzetto 


Negli anni settanta non è che ce ne fossero molte di sale prove. Men che meno in una città come Livorno. Così i fratelli Fabio e Roberto Cappanera decisero di adibire a sala prove uno spazio ricavato dall’officina meccanica di famiglia .     
Lo stabile si trovava tuttavia in una zona abitata, e così ben presto i vicini, esasperati dal volume ritenuto troppo alto della musica che fuoriusciva nelle ore serali dalle pareti dell’officina si rivolsero ai carabinieri. Durante un controllo un soldato dell’arma, vedendo quanto stava accadendo commentò: “Certo che questa officina è davvero strana!”. Quella sera stessa era ufficialmente nata la STRANA OFFICINA, band destinata a divenire un punto di riferimento nel panorama hard rock ed heavy metal nostrano.                       
La formazione iniziale era composta, oltre ai sopracitati fratelli Fabio e Roberto (rispettivamente alla chitarra e alla batteria) dal bassista Enzo Mascolo.         
L’inserimento nel gruppo di un cantante (Johnny Salani) avvenne solo successivamente alla partecipazione alla Festa del Proletariato Giovanile al Parco Lambro.                                                    La virata verso una sonorità più decisamente rock arrivò invece nell’81, in seguito ad un “viaggio iniziatico” nel Regno Unito da parte dei fratelli Cappanera. La voce blues di Salani non poteva più a quel punto reggere un intero concerto fatto di pezzi metal. Il bluesman Johnny venne così rimpiazzato da Daniele Ancillotti, soprannominato “Bud”, il quale portò in dote all’interno dell’”Officina” anche il chitarrista Marcello Masi.                                                 
Con questa formazione la Strana Officina registrò nel 1984 un’EP omonimo contenente tra l’altro le canzoni “Luna nera” ed “Autostrada dei sogni”, due tra i pezzi più apprezzati della band livornese. Nell’87 fu la volta dell’EP “The ritual”, che comprendeva quattro pezzi in lingua inglese. In questo mini-album non era presente Masi, che rientrò (anche se solo come musicista ospite) nel successivo “Rock & Roll prisoners”, album datato 1989, interamente in inglese (grazie alla collaborazione con il paroliere James Hogg) e comprendente anche alcuni brani che originariamente erano stati scritti in italiano.                             
A quel punto i fratelli Cappanera si presero un anno di tempo per realizzare due progetti a cui pensavano da tempo, ovvero la creazione di uno studio di registrazione e la realizzazione di un album, a nome Cappanera ed intitolato “Non c’è più mondo”, dalle sonorità meno “heavy” di quelli realizzati con l’Officina. Nonostante questo lavoro ottenne il parere favorevole di critica e pubblico i fans fecero pressione affinchè si tornasse alla formazione originale.      
I Cappanera ricontattarono così Ancillotti e Mascolo per un nuovo capitolo dell’avventura della Strana Officina. Ma un tragico destino era dietro l’angolo.  Il 23 Luglio 1993 Fabio e Roberto rimasero coinvolti in un’incidente sulla “Firenze-Pisa-Livorno” che pose fine alla loro vita. E con la loro prematura morte pareva che anche la parabola rock della band di Livorno fosse definitivamente conclusa, anche se la Strana Officina in realtà si esibì successivamente in una serie di eventi-tributo con i due Cappanera sostituiti dal nipote Dario e da Rolando, il figlio di Roberto. 
Ma la rinascita della Strana Officina avviene nel 2006, in occasione della decima edizione del “Gods of Metal” che si tenne all’Idroscalo di Milano, quando la band venne scelta come headliner della seconda serata. Quando la loro esibizione partì con il pezzo “King Troll” un’ovazione accolse la rinascita della Strana Officina, che nel 2010 comporrà l’album “Rising to the call”, a ben ventuno anni di distanza dal precedente.                                 
Oggi la Strana Officina sta preparando un nuovo lavoro, che dovrebbe uscire entro la fine del 2019. Nel 2015 la Crac Edizioni ha pubblicato la loro biografia ufficiale, un libro intitolato “Batti il martello”. 

L'INSONNE

di Roberto Rizzetto 



Nel panorama del fumetto italiano esistono testate storiche , come Tex ad esempio , che da oltre settant’anni fa compagnia ai suoi affezionati e numerosi lettori con uscite settimanali reperibili facilmente in pratica in ogni edicola .   
Altri personaggi invece , non ottenendo sufficienti riscontri di vendita , sono costretti a chiudere frettolosamente i battenti magari solo dopo pochi numeri . Il fumetto di cui voglio parlarVi ha avuto invece un percorso editoriale del tutto particolare che , a mio avviso , vale la pena di essere raccontato .                       Era il 1994 quando Giuseppe Di Bernardo e Andrea J.Polidori diedero alle stampe un fumetto in formato bonellide intitolato “L’insonne” pubblicato da un pressochè sconosciuto editore romano : la B.B.D. Presse ! Si trattava di un “thriller esoterico” con protagonista Desdemona “Desdy” Metus , una giovane DJ conduttrice di una trasmissione radiofonica notturna per una piccola radio privata fiorentina : Radio Strega . Desdemona è affetta da un’incomprensibile forma di insonnia di origine traumatica …                                                  
Questa prima esperienza editoriale terminò soltanto dopo quattro numeri . Passarono più di dieci anni prima che l’Insonne ricomparisse , come per   magia , in edicola . Il realtà , in questo lasso di tempo , gli autori non abbandonarono mai definitivamente il loro progetto e fecero stampare e pubblicare alcuni albi fuori collana che vennero distribuiti nelle varie fiere e manifestazioni del settore.                                                                            Poi la “Free Books” , una casa editrice umbra , presentò in occasione di Lucca Comics 2004 ( uno dei più rappresentativi appuntamenti europei nell’ambito fumettistico ) un numero zero intitolato “Ouverture”, un’anticipazione cioè dei nuovi episodi inediti che sarebbero finiti nella collana “Thriller” .                       
La nuova serie , che uscì tra marzo ed aprile dell’anno successivo , vedeva il debutto ai testi di Francesco Matteuzzi ( che prendeva il posto di Polidori ) ed un team di validi disegnatori che si alternavano ai “pennelli”.    Nonostante il consenso di pubblico e critica ( culminato con il premio ComicUS 2006 come migliore serie italiana ) la collana venne sospesa dopo il decimo dei tredici episodi previsti a causa delle divergenze artistiche tra l’autore ( Giuseppe Di Bernardo ) ed il direttore editoriale Andrea Materia.                           
Il decimo numero venne pubblicato nell’ottobre del 2007 . La serie venne a questo punto rilevata dalla bergamasca Arcana Edizioni che , con cadenza annuale nel mese di ottobre , pubblicò i tre episodi conclusivi E veniamo , nel dettaglio , all’intricatissima trama.                                             
Desdemona Metus è una studentessa fuoricorso di Medicina . Ha 24 anni e vive a Firenze , dove divide un appartamento con l’amica Brighitta . Di notte è la speaker di una radio locale , Radio Strega ( e qui segnaliamo la citazione al meraviglioso film di Francesco Nuti “Stregati” , interpretato in coppia con Ornella Muti ) . La trasmissione si intitola l’Insonne , ma “Desdy”  è effettivamente incapace di dormire a causa di una rarissima forma di insonnia traumatica che ha avuto origine nella notte della scomparsa della madre Amelie , avvenuta a Rennes le Chateau , in Francia , quando Desdemona era ancora molto piccola . Tale insonnia sembra essere anche la causa di misteriose visioni che la affliggono ma , al tempo stesso , le permettono di recepire alcuni aspetti della realtà nascosti alle persone comuni …                                                         
Il padre di Desdemona , Isaia , è un professore universitario dal passato oscuro . Il suo vero cognome ( Galler ) è ereditato dal padre adottivo , un ufficiale delle SS responsabile dell’eccidio di Santa Chiara , durante il secondo conflitto mondiale . Fu lui ad introdurlo nella “Loggia Nera” , una setta segreta che affonda le proprie origine esoteriche nella mitologia etrusca .                
Alla Loggia Nera si contrappone da secoli la “Fratellanza” , un’organizzazione para-massonica che conta diverse basi segrete ubicate all’interno di palazzi storici di Bologna e Firenze.                                                      Il padre di Desdemona ( discendente di una tribù di zingari custodi di un antico segreto ) diviene l’amante di Cibele , capo della Loggia Nera , e da lei ha una figlia di nome Sarah . Successivamente Isaia conoscerà a Roma una strega wiccan , Amelie appunto , e se innamorerà . Da questo amore , oltre alla nascita di Desdemona , Isaia troverà la forza di staccarsi dalla Loggia Nera , trovando aiuto nella fratellanza . Nella vicenda si inserisce anche Cronide , figlia di Isaia e Sarah grazie ad un’inseminazione artificiale , e per questo sorellastra di Desdy . Cronide è una lolita psicopatica , affetta da manie di persecuzione e con uno spiccato istinto omicida .                                                  
La Loggia Nera , essendo consacrata al culto di un oscuro demone femminile , deve essere guidata da una triade di donne . Le tre madri sono Cibele , Sarah e Cronide , ma le prime due vorrebbero estromettere la terza a favore di Desdemona , che si trova così inconsapevolmente al centro di un occulta trama di cospirazioni …                                                                                           
Nel 2008 l’Insonne è diventato anche un romanzo , col titolo “La lunga notte de L’Insonne” , edito da Del Bucchia Editore e scritto dal “solito” Di Bernardo .     
Il libro raccontava , attraverso quindici racconti , una notte a Radio Strega …  Negli ultimi tempi sono circolate in rete sempre con più frequenza voci su una serie tv con protagonista Desdemona Metus . In realtà una puntata pilota di questo progetto è andata in onda il 31 ottobre 2016 nei giorni di Lucca Comics ( con l’attrice romana Chiara Gensini nel ruolo della speaker di Radio Strega ) ma poi non si è saputo più nulla...                    E mentre l’Insonne è ancora online grazie alle audio-storie realizzate con il  contributo di NovaRadio Firenze , il suo principale autore , Giuseppe Di  Bernardo , prosegue la sua attività di docente presso una rinomata scuola di fumetto fiorentina .

PIOGGIA, EMOZIONE, TRISTEZZA E VENTO IN UN GIORNO DELL'ESTATE 1988

di Rho Mauro 



Era un giorno di agosto del 1988 e a Bormio il cielo era cupo cupo con un forte vento che preannunciava tempesta. 
Io camminavo con un’amica con la quale avevo trascorso gran parte di quei quindici giorni di ferie. L’avevo conosciuta il giorno del mio arrivo perché era la figlia dei padroni della casa in cui alloggiavo con la mia famiglia.
La nostra amicizia era ben strana a pensarci ora.
Io ero un po’ il suo “passaporto”… perché in pratica sua madre la lasciava uscire di casa solo se veniva con me.
In effetti era un po’ “vivace” e quindi era spesso in ritiro (“castigo”). Non che fosse cattiva o pericolosa, solamente era un po’ (troppo!) “vivace”. 
Ritornando a quel pomeriggio, come sempre uscimmo insieme, poi strada facendo ci fu un piccolo diverbio, causato dal fatto che ognuno voleva andare in un posto diverso. Lei certamente era ben consapevole del fatto che non le avrei negato una richiesta; invece quando mi propose di andare dove voleva lei le risposi di no.
Ricordo, ora, come fosse allora, che lei incazzata nera girò la sua mountan bike in senso opposto e voltandosi mi disse “Beh, vorrà dire che le nostre strade si dividono qui…” … e se ne andò.
Nel frattempo aveva pure iniziato a piovere, e le nuvole coprivano ormai tutte quante le montagne intorno. Scesi giù all’altezza delle piscine di Bormio per la via dell’autoscuola Peccedi e capii ben presto di essere triste e cupo  come il tempo che mi circondava. 
La sera dopo eravamo ancora insieme in giro per Bormio, sotto il diluvio universale, e il giorno seguente io sarei ripartito per tornare a casa un po’ più felice.
Da quel pomeriggio quando mi capita di leggere o sentir dire da qualche parte  “…le nostre strade si dividono qui” mi ritorna in mente la mia amica Paoletta e la pioggia, l’emozione, la tristezza e il vento di un giorno… nella vita.

SULLE ORME DE "L'ASTRONOMO"

di Rho Mauro 




Ci sono brani che, letti nell'età dell'adolescenza, lasciano un solco.
Questi brani poi ritornano nel cammino della vita e, rileggerli, è un po' come incontrare di nuovo un vecchio amico che non si vedeva da tempo.
Tra le centinaia di pagine scritte dal "Profeta" Gibran Kahlil Gibran  vi è questa perla ...



L'ASTRONOMO  - tratto da IL FOLLE di  Gibran Kahlil Gibran 



Nell’ombra del tempio, il mio amico ed io vedemmo un cieco che sedeva tutto solo. E il mio amico disse. “Guardalo, è l’uomo più saggio della terra”.
Lascia allora il mio amico, e mi accostai al cieco, e lo salutai. E ci mettemmo a conversare.
Dopo un po’ dissi: “Perdona la mia domanda: da quanto tempo sei cieco?”.
“Dalla nascita”, egli rispose.
Dissi io: “E quale via di conoscenza tu segui?”
Disse: “Sono un astronomo”.
E posò la mano sul suo petto, e disse: “Guardo qui dentro tanti soli, tante lune e stelle.”